I 22 Arcani Maggiori come via iniziatica (parte quarta)

Il sentiero percorso dal Matto è costituito da due serie di dieci tappe ciascuna: si va dall'arcano I al X, per poi procedere dall'XI al XX. Arrivato in fondo al sentiero, il Matto si ricongiunge con il Mondo, ovvero con l'arcano XXI, che rappresenta l'Assoluto. La prima decina di arcani raffigura personaggi comuni, i quali compiono le loro azioni come se si stessero rivolgendo idealmente ad un principo superiore e celeste (notare ad esempio il libro aperto sulle ginocchia della Papessa, le stelle dipinte sul baldacchino del Carro, la spada della Giustizia che punta verso l'alto, la lanterna che fa luce all'Eremita). La seconda decina è invece composta da personaggi mitologici, simbolici, archetipici. A differenza dei primi, questi ultimi compiono le loro azioni volgendosi verso il basso, cioè verso il piano terrestre (l'Appeso sfiora il terreno con il capo, l'Arcano Senza Nome semina la nera terra con teste e arti mozzati, una scarpetta spunta sotto la veste di Temperanza, il Diavolo poggia su uno stretto piedistallo, e così via). Gli Arcani Maggiori inscenano dunque la compenetrazione tra il Cielo e la Terra, e ci ricordano che l'iniziato deve saper realizzare la materializzazione dello Spirito e la spiritualizzazione della Materia.


La Ruota della Fortuna (arcano X)

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La Ruota è l'emblema del destino in balia del quale si trova l'uomo meccanico, non risvegliato. Gli animali aggrappati alla Ruota sono le false personalità dell'individuo, che non collaborano tra loro: ciascuna va nella direzione che più le aggrada. L'uomo dormiente è in balia delle onde del mare su cui la Ruota galleggia, giorno dopo giorno, anno dopo anno, vita dopo vita. Questo arcano rappresenta la Ruota della Fortuna come se fosse un ingranaggio, proprio ad indicare il fluire meccanico della vita dell'uomo: vuole dunque essere un monito e un invito alla presa di coscienza. Gli arcani che seguono questa tappa non raffigurano più soltanto personaggi terreni, bensì esseri che sembrano appartenere ad altre realtà, ad altri piani di esistenza.


La Forza (arcano XI)

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Con La Forza inizia la seconda decina di arcani, che simboleggia un piano più spirituale dell'esistenza. La donna de La Forza (arcano numero 11) corrisponde, ad un livello superiore, al Mago (arcano numero 1): questa correlazione è testimoniata dal cappello a forma di infinito che cinge il capo di entrambi. Giunto a questa tappa, l'uomo sulla Via ha finalmente domato l'ego, rappresentato dalla bestia che si lascia addomesticare con apparente facilità. La bestia non viene uccisa perchè è impensabile che si possa distruggere l'ego, annientarlo definitivamente; tuttavia è fondamentale farne un alleato, una maschera da indossare per vivere nel mondo senza esserne sopraffatti. L'animale interiore ha desideri primari e primitivi, non conosce aspirazioni più elevate: in questo senso, siamo sempre in conflitto con esso. Eppure, senza la forza motivante che esso esprime, non potremmo far maturare la nostra anima. Dobbiamo quindi fare lo sforzo di affrontare il nostro animale interiore, per conoscerlo meglio e imparare a tenerlo sotto controllo, senza però dimenticare di soddisfare i suoi bisogni e di premiarlo quando si comporta bene.


L'Appeso (arcano XII)

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Una volta domato l'ego, si potrebbe pensare che non ci sia altro lavoro da fare, e invece è ora necessario passare dall'azione all'inazione, ovvero a quella che alchemicamente viene chiamata “iniziazione passiva”. Se si confronta il Mago con l'Appeso, si nota che il primo è consapevole della sua intelligenza e delle sue potenzialità, mentre l'Appeso, al contrario, prende consapevolezza di essere un vaso vuoto, praticamente un nulla. Passivamente si abbandona al fluire delle cose: non le combatte più, ma lascia che siano come devono essere. Si appende con il piede a un ramo potato, come un frutto che pende dall'albero in attesa della completa maturazione. Si infligge volontariamente una sofferenza, poiché sa che questo gesto condurrà alla sua elevazione. L'Appeso e il Mago si somigliano anche a livello somatico, ma il primo ha ormai abbandonato il concetto di “importanza personale” che caratterizzava il suo fratello “più giovane”.


L'Arcano Senza Nome (arcano XIII)

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Erroneamente chiamato “La Morte”, questo arcano, in realtà, non ha nome. Il non avere denominazione significa che, giunto a questa tappa del cammino iniziatico, l'uomo ha perso ogni genere di identificazione: egli semplicemente “è”. L'Arcano XIII non parla di morte ma di trasformazione, quel processo che per gli alchimisti consiste nella trasmutazione del piombo in oro. L'uomo deve saper morire in vita per procedere nella sua evoluzione, ovvero liberarsi di tutto ciò che è effimero e transitorio per trovare la via che porta all'Essenza. Se si osservano bene i disegni, si evince che il personaggio raffigurato nell'Arcano XIII è il Matto, seppure spogliato delle vesti e delle membra: egli è, dunque, l'uomo che si è liberato della zavorra che lo opprimeva, trovando il coraggio di mostrarsi completamente nudo. Questo arcano è anche un invito a non temere la morte, bensì a comprenderne la natura illusoria: colui che riesce a superare la paura della morte, infatti, si renderà libero da ogni altra paura.

(segue...)