Le coppie che fanno XXI: La Papessa (II) + Il Sole (XVIIII)

...ovvero la clausura

Vediamo qui realizzarsi la coppia ideale, quella rappresentata dal Sole, simbolo del Padre cosmico, e dalla Papessa, figura in cui si rispecchia il mito della Vergine Madre. Il destino della Papessa è quello di vivere in clausura, accumulando conoscenza e saggezza grazie allo studio e alla riflessione. La luce del Sole è quella che permetterà alla Papessa di donare al mondo i frutti della sua paziente "cova": alla sua sinistra, infatti, compare un uovo che un giorno potrà schiudersi grazie all'abbraccio del calore solare. Contrariamente a ciò che appare, dunque, La Papessa non è sola, potendo anzi contare sul più potente alleato che si possa immaginare: il suo dialogo con il Creatore è incessante e le permette di interagire in maniera perfetta con il mondo esterno, nonostante la sua immobilità fisica e la fissità del suo sguardo.


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Il percorso esistenziale illustrato da questa coppia di Arcani è quello in cui, forse, posso identificarmi meglio. Si tratta indubbiamente di un sentiero molto luminoso (non potrebbe essere altrimenti, considerando la presenza del Sole!), sul quale però non è improbabile incontrare ostacoli di varia natura, spesso molto difficili da affrontare e da gestire. Il problema di fondo, ben rappresentato dalla figura della Papessa, sta nell'impossibilità di muoversi, di agire: tutto ciò che si può fare è aspettare di ricevere dei segnali che indichino, di volta in volta, la via da percorrere... Il desiderio di indipendenza dell'ego, insomma, è messo brutalmente all'angolo, così da permettere allo Spirito di operare senza impedimenti. Ma un eccesso di energia solare, si sa, può bruciare e inaridire il paesaggio: la Papessa deve in qualche modo proteggersi dall'invadenza del Sole, ed è forse per questo motivo che lei vive al chiuso e che la sua pelle è bianca...


Un proverbio arabo afferma:

Invece di lamentarmi che il cespuglio di rose ha le spine, dovrei rallegrarmi che il cespuglio di spine ha le rose.

Cerco di tenere a mente queste parole tutte le volte che le troppe spine mi confondono fino ad impedirmi di riconoscere le rose.