Mani “parlanti” nei Tarocchi di Marsiglia (parte prima)

Nella ritrattistica moderna, la raffigurazione delle mani è, non di rado, un elemento fondamentale, in grado di conferire ulteriore potenza espressiva ai personaggi. Celebri e insuperabili sono, a questo riguardo, le opere di Leonardo da Vinci: è ben noto, infatti, come il genio italiano sapesse rendere vivi e “parlanti” i protagonisti delle scene ritratte anche attraverso la sapiente rappresentazione delle loro mani. Nonostante non siano considerati una vera e propria forma d'arte, anche i Tarocchi di Marsiglia, creati da Nicolas Conver nel 1761, si propongono di esprimere dei concetti allegorici attraverso la gestualità dei personaggi raffigurati sulle lame. Il Bagatto, la Papessa, il Papa e tutti gli altri protagonisti degli arcani riescono a raccontare delle storie e a tracciare dei percorsi anche grazie alle loro mani.

Sarebbe forse noioso, per il lettore, trovarsi di fronte ad una minuziosa descrizione dei gesti compiuti da tutti i personaggi dei Tarocchi; preferisco quindi evidenziare i principali filoni tematici che emergono dall'osservazione degli arcani nel loro complesso. E' comunque inevitabile avviare questa esplorazione partendo dal “numero uno”, ovvero dal Mago o Bagatto, che rappresenta un punto fermo nella sequenza dei 22 arcani maggiori. Egli è l'origine e il contenitore di tutto, ma non effettua alcun movimento: a testimonianza di questa staticità, la gestualità delle sue mani evidenzia infatti uno stato di “concentrazione senza sforzo”. Il Bagatto non agisce, ma si limita ad impugnare due oggetti: una bacchetta (simbolo attivo, maschile) con una mano, una moneta (simbolo ricettivo, femminile) con l'altra. Ritroveremo il medesimo schema (bacchetta attiva in una mano, boccetta ricettiva nell'altra) nell'ultimo degli arcani maggiori, il Mondo, in cui una donna che danza al centro della carta, circondata dai quattro elementi, simboleggia il ricongiungimento finale di anima e personalità: dopo le molte vicissitudini rappresentate dagli arcani intermedi, la tranquilla compostezza del “numero uno” si ricrea definitivamente nell'arcano ventuno.

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L'arcano ottavo ci mostra un'altra versione del concetto di “concentrazione senza sforzo”: la donna che incarna la Giustizia, infatti, impugna la bilancia in maniera inconsueta, tenendo la mano inclinata verso l'alto, anziché verso il basso. In tal modo viene raffigurata una “mudra”, cioè una posizione yoga, in cui il pollice che si unisce alle altre quattro dita simboleggia il quinto elemento, sintesi di tutto il Creato.

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Il tema del potere esercitato con tranquilla fermezza viene affrontato anche nell'arcano undicesimo, in cui la donna che incarna la Forza riesce ad ammansire la fiera (simbolo degli impulsi incontrollabili) tenendola gentilmente per le fauci. Il pollice sinistro della donna è messo ben in evidenza, anche attraverso la colorazione dell'unghia: il pollice opponibile è infatti un elemento che distingue gli esseri umani da tutti gli altri mammiferi (eccetto ovviamente i primati), e simboleggia quindi la possibilità, di cui soltanto l'uomo è dotato, di sottomettere gli istinti grazie all'uso della ragione.

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Sono comunque numerosi gli arcani i cui protagonisti compiono dei gesti precisi, grazie ai quali manifestano il carattere volitivo ed il potere di cui sono dotati. Il Papa dell'arcano quinto, ad esempio, con la mano libera compie un gesto benedicente, ma al tempo stesso indica una direzione ben precisa, cioè la destra rispetto all'osservatore, che nei Tarocchi rappresenta il lato attivo e propositivo: quello del Papa, insomma, è un vero e proprio invito ad agire, a perseguire concretamente i propri obiettivi. Un altro dettaglio di questo stesso arcano sembra suggerire che soltanto il discepolo raffigurato appunto sulla destra abbia recepito il messaggio del Sommo Sacerdote: l'accolito che vediamo alla nostra sinistra porta infatti una mano all'orecchio, come se non avesse sentito o capito bene... Ancora una volta, la semplice posizione di una mano serve a evidenziare un fatto significativo.      

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Negli arcani terzo e quarto, il modo in cui l'Imperatrice e l'Imperatore tengono in mano lo scettro, suggerisce quale sia la natura intrinseca del loro potere. Mentre l'Imperatore impugna saldamente e centralmente il suo scettro, tenendolo perpendicolare al terreno, la sua controparte femminile ha una postura molto particolare: appoggiando lo scettro al basso ventre, lo impugna alla base e lo tiene inclinato. Quello dell'Imperatrice è un gesto quasi “impossibile”, che nella realtà richiederebbe notevole forza e capacità di controllo, perchè si suppone che la sfera all'apice del bastone sia molto pesante, e che dunque non sia affatto agevole tenere lo scettro in quella precaria posizione! L'Imperatrice è rappresentata in questo modo per rendere l'idea della sua brillante intelligenza, ma anche della sua capacità di osare, di spingersi oltre i limiti di ciò che appare “sicuro”. Il regno dell'Imperatore, al contrario, si basa su tutto ciò che è assolutamente stabile e controllabile: il potere di questo personaggio non ammette “frivolezze” né cedimenti. Nell'impugnare lo scettro, inoltre, l'Imperatore mostra allo spettatore il palmo della mano, a simboleggiare la natura manifesta, maschile e solare del suo potere. L'Imperatrice, al contrario, ci mostra il dorso della mano, evidenziando così il fatto che il suo potere è più sotterraneo, femminile e lunare.

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(segue...)