Mani “parlanti” nei Tarocchi di Marsiglia (parte seconda)


Se in alcuni arcani, come abbiamo visto, le mani parlano del potere detenuto dai personaggi raffigurati, altrove le mani dei protagonisti non vengono mostrate, come a voler indicare una impossibilità o incapacità di agire, di prendere decisioni. Non solo l'Appeso, infatti, ma anche i due accoliti del Diavolo hanno le mani nascoste dietro la schiena. Attraverso questa “assenza delle mani” possiamo inoltre immaginare che i personaggi abbiano dei segreti, nascondano qualcosa (non solo agli altri ma anche a se stessi), oppure che abbiano paura di perdere qualcosa e siano quindi dominati dall'egoismo, anche sul piano affettivo. Nell'arcano diciannovesimo, al contrario, il fatto che i due bambini allunghino le mani uno verso l'altro rappresenta la loro disponibilità ad aiutarsi a vicenda, ad “essere il Sole” l'uno per l'altro.

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Anche nell'arcano sesto, la carta dell'Innamorato, i personaggi si toccano. A differenza di quanto avviene nell'arcano diciannovesimo, però, possiamo intuire che le relazioni tra il giovane e le due donne siano improntate all'ambiguità, piuttosto che alla solidarietà reciproca: se osserviamo bene questa carta, infatti, noteremo uno strano, “insinuante” e indecifrabile intreccio di mani.

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L'Innamorato parla del piacere che possiamo trarre dalle relazioni e, più in generale, dalla vita terrena. Con questo arcano, infatti, ci troviamo ancora immersi nella vita mondana, e dobbiamo percorrere ancora molta strada per riuscire infine a trascendere i desideri e le pretese dell'ego. Finchè siamo dominati dalla personalità, proviamo il naturale e legittimo desiderio di stare vicini anche fisicamente, e dunque di toccarci: è quanto avviene appunto nella carta dell'Innamorato, dove l'angioletto che scocca la freccia sembra quasi voler benedire, con il suo gesto, il bisogno di socialità insito nell'essere umano.

I Tarocchi però ci mostrano che, quando infine la nostra personalità riuscirà a ritrovare la via dell'anima, non avremo più bisogno del contatto fisico per venirci reciprocamente incontro, per sentirci vicini. Non a caso nell'arcano ventesimo, dove l'Angelo del Giudizio annuncia la resurrezione delle anime con un potente squillo di tromba, l'uomo e la donna raffigurati preferiscono stare a distanza e non toccarsi, nonostante formino di certo una coppia. E' abbastanza evidente come tra i due esista piuttosto una relazione di tipo telepatico, in cui la comunicazione avviene soprattutto a livello sottile: l'uomo infatti guarda verso l'alto per recepire il messaggio dell'Angelo, ma contemporaneamente tale messaggio viene trasmesso anche alla donna, attraverso lo sguardo che costei lancia all'indirizzo del compagno.

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«Che ci crediate o no» - sembrano voler dire gli arcani attraverso una “storia di mani” - «non avete bisogno di toccarvi per comunicare il vostro reciproco amore!». I Tarocchi però, com'è naturale, si spingono ancora oltre, e ci ricordano che, un giorno, dovremo rinunciare al nostro stesso corpo, alle nostre stesse mani... Dalla nera terra dell'arcano tredicesimo, infatti, vediamo affiorare non soltanto teste, ma anche mani e piedi mozzati. La scena può apparire raccapricciante ma, a ben guardare, un dettaglio ci suggerisce che la morte fisica non è certo la fine di tutto, bensì l'inevitabile preludio di qualcosa di nuovo. Mentre a sinistra della falce, infatti, vediamo una mano e un piede perfettamente formati, alla sua destra possiamo notare due mani che paiono appena “abbozzate” (una di esse è formata da sole quattro dita, l'altra sembra non avere il pollice): queste mani “in embrione” simboleggiano la Vita che risorge sempre dalle proprie ceneri, differenziandosi nelle forme che di volta in volta assume, ma restando sempre integra e immutabile nella sua Essenza...   

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