Che tipo di domande possiamo sottoporre ai Tarocchi?

Il modo in cui poniamo domande ai Tarocchi rispecchia fedelmente il nostro modo di essere e di concepire la realtà. Il fulcro di questo discorso è il seguente: pensiamo di poter incidere sulla nostra esistenza oppure no?

Per quanto mi riguarda, devo confessare di essere ancora un po' confusa di fronte all'eterna partita tra libero arbitrio da una parte, destino già scritto dall'altra. Ho alle spalle un'esperienza di vita che dovrebbe avermi insegnato molto e ho letto al riguardo pagine scritte da autori degni di grande considerazione: mi sono fatta un'idea, certo, ma non so se riuscirò mai ad acquisire un punto di vista "permanente" su questo tema. Alcune possibilità ci sono inevitabilmente precluse, se non altro per limiti fisici (un tetraplegico, per intenderci, non potrà mai scalare una montagna) ma, su altri piani (ad esempio quello emotivo e relazionale) abbiamo, credo, qualche carta in più da giocare. Sono convinta, comunque, che la possibilità di incidere sul proprio destino non sia la stessa per tutti gli esseri umani: tale opportunità dipende infatti - come affermava anche Gurdjieff a chiare lettere - dal proprio grado di evoluzione spirituale.

Le nostre credenze rispetto al rapporto destino/libero arbitrio, comunque, condizioneranno il nostro atteggiamento nei confronti della vita e, di conseguenza, anche il modo in cui interroghiamo i Tarocchi. Le domande che si possono formulare sono essenzialmente di due tipi: domande a carattere divinatorio (cioè deterministiche) e domande che implicano il possibile intervento del consultante (cioè basate sul libero arbitrio). Le richieste del primo tipo rientrano in una concezione fatalista dell'esistenza, mentre quelle del secondo tipo mettono l'accento sulla responsabilità della persona coinvolta. In altre parole, la domanda "Troverò un lavoro?" equivale a chiedere "E' destino o no che accada questa cosa?"; le possibili risposte sono soltanto tre: "sì", "no", "forse". Una domanda del tipo "Che cosa posso fare affinchè la mia ricerca di lavoro abbia un esito positivo?" apre, evidentemente, ben altri scenari.

In genere, i cartomanti tendono ad assecondare l'atteggiamento prevalentemente fatalista (e dunque passivo) delle persone che si rivolgono a loro. I motivi per cui lo fanno sono vari, e alcuni di questi sono decisamente discutibili: si va dall'impreparazione e dall'immaturità di chi si improvvisa lettore di carte e Tarocchi, fino ad un comportamento appositamente studiato dal cartomante per tenere il consultante in uno stato di soggezione.

Per quanto mi riguarda, cerco di mantenere un atteggiamento flessibile, perchè mi rendo conto che le persone non sono tutte uguali. Provo a spiegarmi meglio... Se una persona si rivolge a me per una lettura, cercherò senz'altro di farle esplorare le sue possibilità di scelta e di azione; se però mi rendo conto che, per qualunque motivo, non è ancora pronta ad affrontare la realtà in questi termini e ha bisogno di ricevere una risposta perentoria, posso anche assecondarla in tal senso: sono convinta, infatti, che in alcuni casi un approccio di questo genere non sia affatto deprecabile e possa, anzi, insegnare qualcosa alla persona che ha richiesto il consulto. A tal proposito, c'è una frase del Buddha che è diventata per me un mantra, e cioè: "Verità è ciò che è utile"...

Quando leggo i Tarocchi (o carte di altro genere) per me stessa, del resto, utilizzo molto spesso l'approccio divinatorio, quello che implica la domanda "succederà o no?". Ciò non deve sorprendere, considerando la premessa che ho fatto a proposito dei miei dubbi persistenti in relazione allo "scontro" tra libero arbitrio e destino.

Non dimentichiamo, inoltre, che ai Tarocchi è possibile fare domande relative alle questioni più disparate (questa non è una mia opinione, è una realtà che è stata confermata da tarologi di grande spessore). Dunque, vi è l'opportunità di formulare quesiti riguardanti situazioni che esulano, del tutto o in parte, dalla sfera d'influenza del consultante: domande di questo genere avranno inevitabilmente un carattere divinatorio e potranno contare su un ventaglio di risposte piuttosto limitato. Potresti legittimamente chiedere, ad esempio: "Ho trovato un sito Internet sul quale vorrei acquistare un articolo molto costoso che mi interessa, ma devo pagare in anticipo: posso fidarmi?". Questa domanda viaggia su un doppio binario: da una parte ci siete tu e la tua possibilità di fare o non fare una cosa; dall'altra, però, c'è l'eventuale inaffidabilità della ditta alla quale vorresti rivolgerti, condizione su cui non puoi intervenire in alcun modo ma sulla quale puoi, giustamente, interrogarti. Il discorso diventa ancora più estremo quando si decide di porre una domanda del tipo: "Quel bell'abito che ho ordinato su Internet arriverà in tempo per la festa di sabato prossimo?". In questo caso il consultante non ha alcuna possibilità di intervento, ma il quesito resta comunque legittimo.

Certo, una domanda a carattere divinatorio ha, oltre alla scarsa possibilità d'azione da parte del consultante, un altro grosso limite, ovvero... la disponibilità, da parte di colui o colei che ha interrogato i Tarocchi, ad accettarne la risposta, qualora essa non sia di suo gradimento. Anche qui, però, possiamo intravedere un risvolto interessante: se non ti piace la risposta che hai ricevuto, sarai probabilmente disposto a porre la questione in altri termini, chiedendo ad esempio: "Che cosa posso fare per evitare di incorrere nella situazione di stallo che mi è stata prospettata dai Tarocchi?". Lo scenario, in questo modo, cambia completamente...

In definitiva, mi sono ormai convinta del fatto che ci sia soltanto un tipo di domanda a cui i Tarocchi non rispondono assolutamente: mi riferisco alle immancabili domande sul Tempo! Non sto parlando del tempo atmosferico, bensì di quello cronologico. "Entro quanto tempo si verificherà ciò che i Tarocchi mi hanno prospettato?": questa è l'unica domanda davvero "vietata". Eppure mi sono accorta, con stupore, che persino i più seri lettori di Tarocchi non le si sottraggono, pur affermando che i Tarocchi non possono prevedere il futuro. Ma come? Non posso chiedere se troverò l'uomo della mia vita (perchè ciò equivarrebbe a formulare una profezia sul futuro), ma posso chiedere entro quante settimane potrei incontrarlo?! Non so, ma ho l'impressione che, se un ottimo tarologo sceglie di rispondere alle domande sui tempi, lo faccia più che altro per non deludere il consultante di turno... Anch'io ho provato diverse volte a porre domande di questo genere, ma non ho MAI ricevuto (se non in un unico, eccezionale caso) risposte veritiere. Inoltre, le uniche due volte in cui, facendomi leggere le carte da altri, mi sono state fornite (senza che io le avessi chieste) risposte sui tempi di realizzazione, tali risposte si sono rivelate - com'era prevedibile - non corrette. Molti sono i motivi per cui i Tarocchi non rispondono correttamente a domande relative alle tempistiche, ma sento di poterne indicare uno su tutti: è un'inconfondibile prerogativa dell'ego voler sapere entro quanto tempo si verificherà un certo evento, in modo da poter controllare meglio le situazioni e, soprattutto, le persone!

I Tarocchi sono però uno strumento dello Spirito: questa sacra attitudine impedirà sempre loro di piegarsi alle meschine logiche dell'ego...