Breve viaggio nella storia dei Trionfi – Il Bagatto e l'Alta Sacerdotessa

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IL BAGATTO / IL MAGO

Immagini dipinte a mano (dal 1450 al 1500 circa)
Il Mago dei Visconti-Sforza è ben vestito, con un abito scarlatto ornato di ermellino e un cappello decorato. Sembra un mercante, piuttosto che un prestigiatore. Seduto su quella che sembra una cassa, impugna una bacchetta nella mano sinistra e ha vari arnesi sul tavolo davanti a sè. Gli oggetti sono un coltello, una coppa cilindrica, due piccoli manufatti rotondi e una sorta di cappello bianco e soffice, che potrebbe essere utilizzato da un illusionista per nascondere le cose.

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Il Mago dei Tarocchi d'Este è in piedi, in una posa più dinamica, davanti a un pubblico. Anche lui è riccamente vestito e ha una piuma sul cappello. Tiene in alto una coppa, mentre un altro calice è posato sul tavolo insieme a tre piccoli oggetti rotondi.

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Prima tradizione di carte stampate (dal 1500 al 1700 circa)
Sui fogli stampati Rosenwald del XVI secolo, il protagonista della carta indossa un copricapo da giullare e ci fissa, stando in piedi dietro al suo tavolo. Tiene una bacchetta in ciascuna mano, e ha numerosi piccoli oggetti davanti a sé.

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Nella carta Catelin Geoffroy sta intrattenendo tre persone con un numero da prestigiatore, seduto con una bacchetta in mano. I suoi attrezzi del mestiere sono dei piccoli oggetti e due coppe rovesciate.

Sulla carta marsigliese, il Bagatto sta in piedi davanti a un tavolo carico di oggetti tra cui palline o sonagli, coppe, coltelli e una borsa. Invece del copricapo da giullare torna a indossare un cappello dall'ampia falda che in questo caso ricorda un otto orizzontale, cioè il simbolo dell'infinito.

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Prime versioni esoteriche (mazzi del 1888-1910)
Il Bagatto di Oswald Wirth ha un tavolo più ordinato rispetto a quello della carta marsigliese. Su di esso si trovano gli emblemi di tre semi dei Tarocchi: una moneta, una spada, una coppa colma di vino. Il Mago tiene poi in mano una bacchetta (simbolo del quarto seme, cioè i Bastoni) che ha una sfera rossa a un'estremità e una blu a quella opposta.

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Anche Edward Waite raffigura gli emblemi dei semi sul tavolo, il quale assume qui l'aspetto di un altare. Il Mago tiene in alto una bacchetta nella mano destra, mentre con la sinistra indica in basso, come a simboleggiare la sua capacità di gestire tutte le forze, sia quelle superiori che quelle infere. Un'aureola a forma di lemniscata (il simbolo dell'infinito) aleggia sopra il suo capo.

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Il Mago della Golden Dawn ha il simbolo del pianeta Mercurio sospeso sopra la testa e indossa il tradizionale cappello a tesa larga. Sulla sua tunica, all'altezza del torace, reca il blasone del caduceo di Mercurio.

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L'immaginario simbolico della carta
Il personaggio del Mago trasmette tradizionalmente un'idea di potere e fascino, sia che venga raffigurato come un ricco mercante venuto da luoghi lontani, sia che appaia come un abile illusionista. Nel suo potenziale più ampio, in effetti, il Mago è l'incarnazione stessa del dio Hermes/Mercurio, il promotore della magia, della conoscenza, della comunicazione e degli scambi (ma anche della truffa e dell'abile inganno!). Si può dire che gli attori, la gente di spettacolo, i commercianti e gli imbonitori di ogni sorta condividano questo archetipo: non è un caso, infatti, che tutte queste occupazioni siano sotto il patrocinio di Mercurio.  

Rispetto alle antiche carte rinascimentali, le moderne versioni esoteriche pongono maggiormente l'accento sugli aspetti magico-filosofici di questa figura: il tavolo si trasforma in un altare atto alle operazioni magiche, mentre gli arnesi da illusionista passano a rappresentare i quattro semi dei Tarocchi, con le caratteristiche elementali che ne conseguono. Lo stesso protagonista della carta viene sempre più assimilato a un adepto della Grande Opera Alchemica. La carta della Golden Dawn mette appunto l'accento su questo aspetto, ma anche nell'arcano del mazzo Rider-Waite viene ben rappresentato il potere fluido della creazione che passa da un livello all'altro.

Il Mago, a ben guardare, si presenta anche come un'estensione del Matto, di cui rappresenta quasi il polo complementare. E' il giovane girovago e idealista che a un certo punto trova una dimensione esistenziale che lo attrae, e in cui decide di fermarsi per fare esperienza, mettendo alla prova le proprie abilità funamboliche. E' questa l'attrattiva dell'altrove, che induce i giovani avventurosi a lasciare il nido per andare in cerca di fortuna, fama e ricchezza. Sotto questo aspetto, sia il Mago che il Matto sono simili al pifferaio di Hamelin.



L'ALTA SACERDOTESSA / LA PAPESSA

Immagini dipinte a mano (dal 1450 al 1500 circa)
La figura dei Visconti-Sforza è una badessa dal nobile portamento che tiene un libro chiuso nella mano sinistra e impugna un lungo scettro sormontato da una croce con la mano destra. Indossa un abito marrone e sopra l'ampio velo monacale porta una tripla tiara dorata.

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Questi elementi di base si ritrovano anche nella carta Fournier Visconti-Sforza, benchè la triplice tiara appaia più come il copricapo di una regina che non come un elemento di foggia ecclesiastica: ciò rafforza l'idea che la protagonista sia una nobildonna che dirige un convento, pratica non insolita in epoca medievale e rinascimentale.

Prima tradizione di carte stampate (dal 1500 al 1700 circa)
Il tema viene riportato anche sul foglio stampato Rosenwald, dove però l'Alta Sacerdotessa impugna una grossa chiave, mentre con l'altra mano tiene un libro chiuso poggiato sulle ginocchia.

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Il libro e lo scettro a forma di chiave compaiono anche nella carta parigina anonima, come pure il velo e i pilastri accennati dietro alla donna: questi ultimi elementi assumeranno una rilevanza molto maggiore nelle carte esoteriche più tarde.

Il velo e l'accenno di una colonna appaiono anche nella lama dei Tarocchi marsigliesi. La Papessa qui ha perso lo scettro, ma mantiene il libro aperto in grembo.

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Prime versioni esoteriche (mazzi del 1888-1910)
Il libro della Papessa di Wirth è chiuso, anche se lei con un dito tiene il segno su una pagina particolare; nella mano sinistra tiene invece incrociate una chiave d'oro e una d'argento. Una falce di luna sormonta la sua triplice tiara. Dietro di lei appaiono ora chiaramente due pilastri di diverso colore, su ognuno dei quali è appeso un lembo di un ampio velo. Il pavimento è a scacchi bianchi e neri come quello delle logge massoniche.

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Invece del libro, la Sacerdotessa di Waite tiene un rotolo su cui appare la parola TORA(H). Sul petto porta una croce dalle braccia uguali. La sua veste bianca e azzurra ricade sul pavimento come un corso d'acqua, verso una falce di luna che si trova ai suoi piedi; l'ornamento del suo copricapo rappresenta le tre fasi lunari. Dietro di lei, due massicci pilastri, uno bianco e uno nero, recano le lettere B e J, che stanno per Boaz e Jachin, i nomi ebraici dei pilastri del Tempio di Re Salomone, familiari alla tradizione massonica.    

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La Sacerdotessa della Golden Dawn, che tiene in mano un calice, è scalza e indossa vesti azzurre, quasi confondendosi con i colori dello sfondo. Tra le sopracciglia ha una mezzaluna d'argento.

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L'immaginario simbolico della carta
In origine, forse, questa carta voleva rappresentare semplicemente una nobildonna di vocazione religiosa. L'assegnazione del sorprendente titolo di “Papessa”, indicante l'apparente desiderio di concedere pari status spirituale a uomini e donne, dev'essere stata tollerata a fatica dalle autorità religiose dell'epoca: la connotazione patriarcale del pensiero giudaico-cristiano tendeva infatti a considerare le donne come spiritualmente subordinate.

Nella rappresentazione rinascimentale della Papessa prevale un'iconografia legata alla tradizione cristiana. Tuttavia, è bene sottolineare che questa figura così affascinante, che suggerisce un'idea di saggezza e autorevolezza, affonda le sue radici nell'apprezzamento pagano rivolto a divinità femminili quali Iside e Ishtar.

In definitiva, l'Alta Sacerdotessa simboleggia la “Sancta Sophia”, lo Spirito Santo visto come principio femminile: ciò viene chiaramente indicato dal libro o dal rotolo che sempre accompagna questa figura. Il velo che appare dietro di lei richiama non solo il Velo di Iside, ovvero la barriera che separa i piani della Creazione limitando la percezione umana, ma anche il Velo del Tempo che la giovane vergine Maria tesse in alcuni racconti apocrifi, e che viene lacerato al momento della Crocifissione propiziando l'avvento di una nuova visione spirituale.

Molto rilevanti sono anche i pilastri del Tempio di Salomone raffigurati sulle versioni esoteriche di questo arcano. La Sacerdotessa, infatti, potrebbe anche essere considerata come la Shekinah, la Divina Presenza che accompagnò l'Arca dell'Alleanza nel suo lungo peregrinare, dal tempo in cui essa viaggiò in terre desertiche dentro la tenda del Tabernacolo fino a quando approdò nel “Sancta Sanctorum” del Tempio di Salomone.    
 
(segue...)


NOTA BENE: Le informazioni contenute nell'articolo sono tratte dal libro «Tarocchi e Magia» di Gareth Knight. Le immagini dei Tarocchi sono tratte dal web.