Arcano VII: Il Carro... o gli amori di Alessandro

Nel Principe che conduce il Carro possiamo facilmente identificare i grandi condottieri della storia: uomini carismatici e impavidi che tuttavia, mossi da un'insaziabile sete di conquista, perdono invariabilmente di vista il senso del limite, terminando spesso in maniera discendente la propria parabola.

Eppure, osservando il modo in cui questo arcano è raffigurato nei Tarocchi di Marsiglia, possiamo notare un dettaglio rivelatore: non soltanto il protagonista umano, ma anche i due puledri - che rappresentano le forze inconsce - guardano verso sinistra. E quale carta troviamo su quel lato, nella sequenza degli Arcani Maggiori? Troviamo L'Innamorato, come a voler affermare che, in fondo, l'implacabile auriga del Carro va alla conquista del mondo non per brama di potere, ma poichè spinto da un movente insospettabile: la ricerca dell'Amore. Percorrendo la Terra in lungo e in largo, egli non fa che esprimere uno sconfinato Amore nei confronti della Creazione di Dio.

Alessandro Magno, ad esempio, fu un conquistatore che, almeno in alcune occasioni, non esitò a mostrarsi spietato. Tuttavia è impossibile rimanere indifferenti di fronte alla narrazione delle sue storie d'amore. Struggente, in particolare, il legame che lo unì indissolubilmente ad Efestione, amico d'infanzia e compagno di una vita.  

Non si sa molto sul conto di Efestione. Si suppone che fosse coetaneo di Alessandro e che entrambi siano stati allievi di Aristotele. I due ragazzi vissero comunque la loro infanzia e adolescenza all'insegna di una grande amicizia. Mentre Alessandro forgiava la sua figura di re e conquistatore, Efestione era sempre al suo fianco, legando giorno dopo giorno la propria vita a quella del suo sovrano e compagno d'armi. Sembra che lo stesso Aristotele, parlando dei due, li abbia definiti “una sola anima divisa in due corpi”.

Alessandro si fidava totalmente dell’amico, tanto da conferirgli cariche preminenti nelle campagne belliche, affidando solo a lui parte dell’esercito quando era necessario dividere le forze. Alessandro ed Efestione, inoltre, scelsero di sposare due delle figlie di Dario: fu così che i due, oltre a rafforzare i legami tra la popolazione macedone e quella persiana, divennero cognati. Nella rappresentazione di sé, Alessandro ed Efestione usavano identificarsi con le figure di Achille e Patroclo, cantate da Omero nell’Iliade. Forse proprio alla vicenda dei due eroi omerici si ispirò Alessandro quando dovette salutare per l'ultima volta il compagno di una vita: gli donò i propri capelli, così come aveva fatto Achille in occasione dei funerali di Patroclo. Quando Efestione morì, un dolore atroce pervase Alessandro alla notizia che “parte della sua anima” abbandonava la vita terrena lasciandolo solo: si narra che giacque sul suo corpo per un giorno intero e che dovettero staccarlo a forza dal compagno defunto per portare a termine le cerimonie funebri, che furono degne di un grande eroe.

Alessandro era intenzionato a erigere opere imponenti in onore e in ricordo di Efestione, ma il destino non gli concesse la possibilità di farlo: egli stesso, infatti, lasciò la vita terrena a pochi mesi dalla morte del suo eterno amico e compagno.

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