Il cuore degli Arcani: la Ruota e la Forza

La coppia formata dalla Ruota della Fortuna (Arcano X) e dalla Forza (Arcano XI) è importante non soltanto perchè sommandone i valori numerici si ottiene 21, il numero della realizzazione, ma soprattutto in virtù del fatto che costituisce il cuore, sia fisico che simbolico, dei 22 Arcani Maggiori. Non molto tempo fa, ho finalmente raggiunto un importante traguardo esistenziale, grazie al quale sono riuscita a comprendere più profondamente il significato di queste due figure.

E' mia abitudine, quando sento che è il momento giusto per farlo, estrarre delle carte per avere un'indicazione circa le esperienze che mi attendono nel corso delle settimane successive. Durante una di queste letture, gli ultimi tre arcani estratti erano, nell'ordine, la Ruota della Fortuna, l'Asso di Spade e la Forza.

Il significato di questa stesa mi si è definitivamente chiarito quando, poco tempo dopo, mi sono resa conto di aver finalmente perdonato una persona del mio passato a causa della quale avevo molto sofferto: ho compreso, infatti, che la Ruota della Fortuna è una rappresentazione del nostro karma, il quale può essere sciolto soltanto grazie al Perdono. La Forza, dal canto suo, è colei che ha sottomesso tutti gli aspetti inferiori della personalità: non soltanto, infatti, ha domato il leone, simbolo della sessualità e delle forze istintive, ma si è anche lasciata alle spalle altri tre animali - quelli aggrappati alla Ruota della Fortuna – che rappresentano altrettanti elementi dell'esperienza umana. La scimmia, che scende verso l'incarnazione, simboleggia il piano materiale, mentre l'animale che si rivolge verso l'alto è un riferimento al piano mentale. La sfinge coronata che impugna una spada è una raffigurazione volutamente ambigua: costituisce, infatti, un enigma che dobbiamo risolvere, se vogliamo impadronirci della Forza necessaria per scendere dalla Ruota.


C'è un dettaglio, all'interno dell'Arcano XI, dal quale è bene partire per capire qual è il “tranello” teso dalla sfinge appollaiata sulla Ruota: mi riferisco alla lunga cicatrice che attraversa il collo della Forza. Il senso di questa ferita mi è stato chiarito dal tiraggio di cui parlo, nel quale l'Asso di Spade si è “insinuato” tra i due Arcani Maggiori: fin dal primo momento, infatti, mi è sembrato evidente il legame tra l'Asso, che raffigura una spada e una corona, e la sfinge coronata che impugna uno spadino. La Spada rappresenta la mente, che interpreta la realtà dopo averla accuratamente sezionata. La mente ha un ruolo irrinunciabile per l'essere umano, in quanto è il motore e il testimone di tutte le sue azioni, ed è l'elemento con il quale l'ego si identifica completamente; tuttavia, non dovremmo mai permettere alla nostra mente di sconfinare in ambiti – come quello emozionale – che non le competono. La sfinge seduta sulla sommità della Ruota può essere vista come una rappresentazione dell'ego ma anche come un simbolo del piano emozionale (il mantello dell'animale evoca la forma di un cuore): si tratta di due elementi che tendono costantemente a farsi guerra, determinando così un ristagno delle energie e della vita stessa. L'intelletto è importante anche nelle questioni di cuore, perchè ci permette di valutarle con il giusto distacco e di non ripetere all'infinito eventuali errori; arriva un momento, tuttavia, nel quale dobbiamo costringere la mente ad arrendersi e a lasciar parlare la Voce del Cuore: questo è l'unico modo in cui possiamo perdonare e perdonarci, così da affrancarci dal moto perpetuo della Ruota.


Qual è, dunque, l'indovinello che la sfinge ci sfida a risolvere e quale legame intercorre tra questa prova e la ferita inferta alla Forza?



Credo di poter illustrare la cosa in questi termini, avendone fatto esperienza diretta: la donna dell'Arcano XI è colei che, dopo aver lungamente sostato sulla Ruota del Karma a causa di relazioni rimaste irrisolte, è finalmente riuscita a presentarsi senza paura al cospetto della sfinge, accettando che questa... le tagli la testa con la sua spada! Tale atto equivale a mostrare l'inconsistenza dell'ego e delle sue presunte ragioni, sostenute dalla mente, a fronte dell'Eterna Verità del Cuore: solo in questo modo l'iniziata potrà riappropriarsi della propria Essenza, sottomettendo gli aspetti inferiori della personalità. La cicatrice sul collo della donna è quindi un ricordo della sua passata sofferenza ma anche un simbolo del corretto utilizzo della mente; tale utilizzo mi è stato suggerito, nella stesa di cui sto parlando, dall'apparizione dell'Asso di Spade tra la Ruota e la Forza: occorre cioè imparare ad armonizzare la ragione e l'istinto, cercando la propria Verità interiore (la Spada) attraverso l'elaborazione del vissuto emozionale, ma impedendo alla mente di giudicare le esperienze del Cuore.


Considero fortemente simbolico il fatto di aver raggiunto questo traguardo emozionale in un momento molto particolare: era, infatti, il giorno prima di Pasqua quando, grazie ad una intuizione folgorante, mi sono resa conto di aver finalmente perdonato. Il significato etimologico del termine “Pasqua” è precisamente quello di “passare oltre”. Proprio alla vigilia di quel giorno sono riuscita a comprendere un fatto di fondamentale importanza: la soluzione dell'enigma non consisteva nel pensare di poter perdonare, bensì nel realizzare di aver già perdonato... Ero semplicemente “passata oltre”, mi ero lasciata il passato alle spalle nello stesso modo in cui la Forza si è – letteralmente - lasciata alle spalle la Ruota del Karma.


Certo non è un caso che l'Arcano XI raffiguri una donna e non un uomo, perchè le donne si mostrano da sempre più disponibili a... farsi tagliare la testa. Non solo con l'intelligenza, ma soprattutto con l'abnegazione suggerita loro dal Cuore, sono capaci di affrontare come delle leonesse qualunque difficoltà, mentre i leoni stanno placidamente fermi ad aspettare...


Affido alle bellissime parole di Concita De Gregorio, tratte dal libro “Malamore. Esercizi di resistenza al dolore”, la degna conclusione di questo articolo:

«Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano. Respirano forte quando l'ostetrica dice “non urli, non è mica la prima”. Imparano a cantare piangendo, a suonare con un braccio che pesa come un macigno per la malattia, a sciare con le ossa rotte. […] Le donne hanno più confidenza col dolore. Del corpo, dell'anima. E' un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico, è una cosa che c'è e non c'è molto da discutere. Ci si vive, è normale. Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve. Trasformarlo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza. Ignorarlo, domarlo, metterlo da qualche parte perchè lasci fiorire qualcosa. E' una lezione antica, una sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa»