Arcano XXI: Il Mondo di una ballerina di nome Simona

Il Mondo è la meta finale del viaggio del Matto. La carta raffigura la nostra Anima che, dopo aver fatto esperienza del mondo fisico, ha imparato a danzare, lieve, al di sopra dei quattro elementi di cui è costituita l'esistenza umana: pensieri (rappresentati dall'aquila), emozioni (simboleggiate dall'angelo), energia creativa (rappresentata dal leone), necessità fisiche (incarnate dall'animale erbivoro).

Voglio unirmi alla gioiosa danza dell'Arcano XXI raccontandovi la storia di una ballerina straordinaria, che crea in me grande emozione anche a causa di quella fanciullesca, spontanea identificazione che si prova tra persone magari molto diverse e distanti tra loro ma accomunate dallo stesso nome: la donna di cui vi parlerò si chiama infatti Simona, come me.

Simona Atzori è nata a Milano nel 1974. Fin da piccolissima, vivace e colma di amore per la vita, sognava di poter danzare libera e felice, ma desiderava anche imparare ad esprimersi attraverso la pittura. Grazie alla tenacia che la contraddistingue e al supporto della sua famiglia, è riuscita a realizzare questi suoi grandi desideri. Potrebbe sembrare una storia di successo simile a tante altre, se non fosse per un piccolo particolare: Simona è nata senza braccia, e proprio così, senza braccia, ha imparato a danzare e a dipingere.

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Simona ha iniziato a danzare all’età di sei anni, seguendo corsi di danza classica. La sua passione si è presto trasformata in una professione sfolgorante, culminata con la nascita, avvenuta nel 2010, della “SimonArte Dance Company”, che ha all’attivo tre produzioni in collaborazione con danzatori del Teatro alla Scala di Milano. Ripensando alle sue scelte passate e a ciò cui esse hanno dato vita, Simona afferma:

«Se non fossi andata a danza da bambina, per seguire le orme di mia sorella... Se non avessi modificato la mia strada quando, a dieci anni, la scuola che frequentavo, legata alla Royal Academy di Londra, disse che, per continuare, era obbligatorio sostenere un esame per l'uso delle braccia... Se non avessi superato questi step, non avrei ballato al “Roberto Bolle and Friends”, non sarei stata ambasciatrice della danza nel Giubileo del 2000, non avrei aperto le Paralimpiadi invernali del 2006, non avrei realizzato “Me”, il primo spettacolo tutto mio e quelli a seguire: "Cosa ti manca per essere felice?" e "Una stanza viola". Non sarei mai arrivata dove sono... Tutto parte da un sogno. Che va curato, innaffiato e amato, poi frammentato in passi concretizzabili, umanizzato e spogliato della sua connotazione poetica per diventare reale. Però resta sogno. Quando lo vedo prender corpo e capisco che è lui, che lo sto vivendo, non mi chiedo cosa farò: so già che ne sognerò un altro. Uno dei miei obiettivi è proprio continuare a sognare: sogni piccoli, immensi, deliranti, colorati, soffici. Non una grossa fatica: mi vengono centinaia di idee. Faccio liste su liste, i progetti mi si accatastano in testa. Senza, sarei vuota. La danza ciò che mi ha permesso di scoprire “il mio pieno", quella capacità dentro di me di sentire che posso realizzare i miei sogni».

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Tra i tanti sogni di questa “danzatrice dell'impossibile” c'era anche quello di imparare a dipingere: all'età di appena quattro anni Simona si è avvicinata alla pittura come autodidatta, e nel 1983 è entrata a far parte dell'Associazione dei Pittori che Dipingono con la Bocca e con il Piede. Tra le sue opere compaiono anche i ritratti di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Francesco, che Simona ha avuto il piacere di donare personalmente ai due Pontefici.

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Oltre alla danza e alla pittura, però, Simona ha scoperto di possedere anche un altro talento innato, un'altra modalità per comunicare la sua gioia al mondo: la scrittura, dono che ha sempre coltivato silenziosamente ma che, a un certo punto, ha sentito il bisogno di portare alla luce. Come le altre sue passioni, anche la scrittura è cresciuta dentro di lei fino a cessare i panni del “sogno segreto” per trasformarsi in una concreta realtà. Nel 2011 è uscito, così, il suo primo libro, "Cosa ti manca per essere felice?", seguito da “Dopo di te” (2014) e da “La strada nuova” (2018).

«C’è un sogno che spinge un altro sogno, sì, un altro e poi un altro ancora… perché ho imparato tanto tempo fa che tutto parte da un sogno ed è proprio di una partenza che ho deciso di parlarvi… perché un giorno sono partita, per un altro viaggio che mi ha portato non verso qualcosa, ma verso di me. Ho iniziato a rendermi conto che prima avevo bisogno di dedicarmi ai preparativi per poi poter partire davvero. Ho iniziato a camminare "passo dopo passo" fino ad arrivare. Dove? Non ad una meta, ma ad un arrivo che però mi ha ancora dato la forza per ripartire di nuovo. Ripartire... proprio come la notte si tuffa nel giorno per dare vita a qualcosa di nuovo e proprio come il giorno si trasforma ancora in notte per ripartire per un nuovo viaggio e verso nuovi sogni».

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