All’inizio del 2011 sono stata a Orvieto, in Umbria, dove ho potuto ammirare l’imponente edificio del Duomo, che si affaccia sulla piazza principale del paese. Si tratta di uno dei massimi capolavori dell’architettura gotica dell’Italia centrale. La sua costruzione fu avviata nel 1290 per volontà di papa Niccolo IV. La splendida facciata, probabilmente contemporanea al corpo di fabbrica, sarebbe stata edificata tra la fine del XIII e la seconda metà del XVI secolo. A partire dalla fine del ‘700 la chiesa subì altri interventi di restauro, fino ad assumere l’aspetto definitivo che oggi è possibile apprezzare.
Quando sono stata ad Orvieto sono rimasta impressionata dalla bellezza di questo edificio, ma solo molti mesi dopo, leggendo il libro “Il Codice dei Tarocchi” di Carlo Bozzelli, ho scoperto che probabilmente esiste un legame tra il Duomo e gli Arcani. Osservando da vicino la facciata, si può notare la presenza di quattro statue bronzee poste alla base dei quattro pilastri verticali: da sinistra verso destra, esse raffigurano un Angelo, un Leone, un’Aquila e un Toro.
Quando sono stata ad Orvieto sono rimasta impressionata dalla bellezza di questo edificio, ma solo molti mesi dopo, leggendo il libro “Il Codice dei Tarocchi” di Carlo Bozzelli, ho scoperto che probabilmente esiste un legame tra il Duomo e gli Arcani. Osservando da vicino la facciata, si può notare la presenza di quattro statue bronzee poste alla base dei quattro pilastri verticali: da sinistra verso destra, esse raffigurano un Angelo, un Leone, un’Aquila e un Toro.
Queste sculture, eseguite nella prima metà del ‘300, possono essere considerate un chiaro riferimento ai quattro evangelisti, rispettivamente Matteo, Marco, Giovanni e Luca. Tuttavia, il simbolismo cristiano è debitore di una tradizione più antica che risale alle costellazioni zodiacali; risulta, dunque, che tutti e quattro gli esseri viventi associati agli evangelisti sono anche altrettanti simboli zodiacali: non soltanto il Leone ed il Toro, ma anche l’Angelo (un essere dalle fattezze umane assimilabile al segno dell’Acquario perchè anche all’interno di quest’ultimo si trova un uomo, un portatore d’acqua) e l’Aquila (perchè quest’ultimo era l’antico nome della costellazione dello Scorpione). Non si può non notare che l’Angelo, l’Aquila, il Leone ed il Toro sono gli stessi esseri che circondano la donna dell’Arcano XXI, Il Mondo.
Ciò, ovviamente, non prova che esista un legame particolare tra il Duomo di Orvieto e i Tarocchi. Tuttavia, Bozzelli descrive vari altri dettagli della facciata che, quanto meno, potrebbero insinuare un “sospetto” di questo genere. La testa del Redentore collocata al centro del rosone e circondata da quattro personaggi agli angoli, ad esempio, richiama il simbolismo del Cristo in mandorla che è direttamente rappresentato nell’Arcano XXI; tale supposizione è convalidata dalla presenza di un ovale, posto proprio sotto il volto del Cristo, all’interno del quale si trova circoscritta una donna:
Ma per quale motivo è così importante sapere se il Duomo di Orvieto contiene dei riferimenti ai Tarocchi? La ragione principale è quella inerente la questione, tanto dibattuta ma mai veramente chiarita, relativa all’epoca cui risale la creazione dei Tarocchi. La storiografia moderna ritiene che gli Arcani siano stati realizzati in epoca rinascimentale, ma chi ne conosce la natura profonda sa che, in realtà, essi sono molto più antichi. Se i Tarocchi fossero nati, come afferma la storiografia, nella seconda metà del XV secolo, il Duomo di Orvieto, la cui realizzazione è precedente, non potrebbe contenere alcun riferimento agli Arcani. Tuttavia, Carlo Bozzelli (uno dei principali studiosi di questa materia e fondatore dell’Accademia dei Tarocchi) ritiene, basandosi anche sul confronto con altri ricercatori, che la veste grafica degli Arcani sia stata elaborata intorno al primo secolo d.C. da un gruppo di iniziati gnostici. Il luogo d’origine sarebbe l’Egitto, dove gli eremiti presenti nei deserti a quell’epoca costituirono l’anello di congiunzione tra il Cristianesimo dei primordi e alcune tradizioni molto più antiche, tra cui lo gnosticismo e i culti misterici egizi: proprio in questo contesto immensamente ricco e variegato avrebbero visto la luce le immagini in codice oggi note come Tarocchi.
Ma come avrebbe fatto quest’opera sapienziale a raggiungere il territorio europeo? Emerge, qui, la figura chiave del monaco Giovanni Cassiano, vissuto tra il IV ed il V secolo d.C.: originario dell’Asia Minore, egli abbracciò la vita monastica dopo aver concluso gli studi classici; dapprima partì per la Palestina, dove entrò in contatto con i cenobiti della regione, ma in seguito, provando il desiderio di raggiungere un più elevato grado di perfezione, decise di raggiungere l’Egitto, dove visse per molti anni entrando in contatto con un insegnamento di cui non aveva mai sentito parlare prima. Rientrato nella capitale dell’Impero Romano d’Oriente, dove divenne diacono, fu poi costretto, a causa di conflitti che contrapponevano il patriarca di Costantinopoli a quello di Alessandria, a trasferirsi a Roma: qui fu consacrato prete e, verso il 415, ricevette dal papa l’incarico di recarsi a Marsiglia per fondare il monastero oggi noto come Abbazia di San Vittore. Carlo Bozzelli afferma che proprio in questo luogo, grazie a Giovanni Cassiano e ad altri discepoli iniziati ai medesimi principi, ci si occupò di preservare e diffondere l’insegnamento contenuto nelle cosiddette Icone, oggi note come Tarocchi di Marsiglia, anche grazie al fatto che a quei tempi la professione di amanuense veniva svolta all’interno dei luoghi religiosi. Verso l’anno Mille, l’Ordine di San Vittore divenne la più autorevole istituzione religiosa di un territorio molto vasto, che comprendeva la Catalogna, la Francia meridionale e gran parte dell’attuale Italia settentrionale. L’Abbazia produceva le sue opere e successivamente le distribuiva a tutti i monasteri compresi in quest’area: ciò rende verosimile l’idea della diffusione delle Icone, in seguito trasformate in giochi di Tarocchi, anche nel ducato di Milano, luogo di origine del più antico gioco di cui la storiografia abbia notizia, ovvero i Tarocchi Visconti-Sforza.
Per tornare, dunque, al Duomo di Orvieto ed al suo presunto legame con il simbolismo dei Tarocchi, il pensiero di Carlo Bozzelli è chiaro: dal momento che i Tarocchi sono originari di un’epoca molto antica, essi non hanno operato una rielaborazione dell’iconografia cristiana, ma il loro simbolismo è primigenio; il Duomo di Orvieto contiene pertanto degli elementi simbolici intenzionalmente posti ad indicare una precisa conoscenza dei Tarocchi, nascosta con le medesime modalità con cui gli Arcani codificano i propri messaggi.
Io non intendo esprimere un’opinione a tale riguardo. Desidero, però, concludere questo articolo con un’ultima suggestione. La foto qui sotto a sinistra ritrae lo splendido fonte battesimale realizzato tra il 1402 ed il 1407 e collocato all’interno del Duomo di Orvieto, nella Cappella del Corporale. Non vi sembra che assomigli in maniera sorprendente al magnifico Asso di Coppe dei Tarocchi?