Tarocchi: un percorso iniziatico

I 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi descrivono un percorso iniziatico (il cui protagonista è Il Matto, unico Arcano sprovvisto di numero) sostanzialmente articolato in due fasi. Nella prima fase – dall'Uno (Il Mago) al Dieci (La Ruota della Fortuna) – l'essere umano giovane si prepara ad affrontare le esperienze della vita che culmineranno nelle prove rappresentate dal Nove (L'Eremita) e dal Dieci (La Ruota della Fortuna). L'Undicesimo Arcano (La Forza) costituisce lo spartiacque tra la prima e la seconda parte del percorso: giunge a questo punto, infatti, colui che è riuscito a sottomettere tutti gli aspetti inferiori della personalità. Nella seconda fase – dal Dodici (L'Appeso) al Ventuno (Il Mondo) – l'iniziato si trova a dover affrontare, senza alcuna preparazione preventiva, una serie di prove che possono essere anche molto dure, e che soltanto alla fine gli verranno spiegate, permettendogli così di varcare la porta del Risveglio.


Ho già dedicato una pagina del sito al rapporto che intercorre tra la coppia di Arcani X (Ruota della Fortuna) e XI (Forza), autentico Cuore Pulsante dei Tarocchi, nonché un articolo del blog al valore iniziatico rivestito dall'Appeso (Arcano XII).


I Tarocchi rappresentano, dunque, una Via Iniziatica. Che cosa si intende, però, con il termine “Iniziazione”?

In generale, l'iniziazione può essere descritta come un processo irreversibile che comincia con una morte simbolica, procede attraverso una metaforica discesa agli inferi e si conclude con la rinascita rituale - ovvero con il risveglio – dell'adepto. Quando avviene realmente (cioè, interiormente) e non semplicemente attraverso lo svolgimento di un rituale, il risveglio iniziatico è in grado di indurre un cambiamento radicale nell'individuo, liberando in lui (o in lei) delle energie nuove, spesso straordinarie. Qualunque cammino che si prefigga come obiettivo il conseguimento della Vera Conoscenza, comincia sempre con un'iniziazione.

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Secondo le varie tradizioni esoteriche, l’iniziazione è un complesso di rituali dall’alto valore simbolico, attraverso i quali l'aspirante adepto si prepara a ricevere un insegnamento; quest'ultimo ha carattere rigorosamente segreto e viene trasmesso, di solito in forma orale, da parte di un maestro. In base a tale concezione, quella del maestro appare come una figura chiave: egli conferisce l'iniziazione solo a coloro che considera pronti a riceverla, venendo così ad assumere un ruolo di estremo potere nei confronti degli aspiranti adepti.


Per quanto possa valere la mia opinione al riguardo, sento di poter affermare che un'iniziazione impartita in base ai presupposti che ho appena illustrato non avrebbe, almeno nel mondo occidentale contemporaneo, nessuna reale consistenza. Tre sono i punti sui quali si concentra la mia riflessione: l'utilità del rituale, la segretezza dell'insegnamento iniziatico e, soprattutto, la necessità dell'intermediazione di un maestro. Credo infatti che, al giorno d'oggi, le uniche vere iniziazioni siano quelle che si producono spontaneamente nell'esistenza routinaria (e spesso isolata) di alcuni individui, lontano dai rituali formali praticati da gruppi, logge e confraternite di varia natura, il cui unico vero scopo è quello di gonfiare a dismisura l'ego di coloro che ne fanno – orgogliosamente – parte.


Cercherò ora di chiarire il mio pensiero, cominciando dal primo punto che ho contestato: l'utilità del rituale. Non so quasi nulla di magia ritualistica ma sono disposta a credere che essa possa conseguire degli obiettivi concreti, a patto che venga praticata con coscienza e con la giusta intenzione. Penso, tuttavia, che l'unica reale utilità dei rituali esteriori applicati ad un percorso iniziatico sia quella di rafforzare la volontà, emersa nell'interiorità dell'individuo, di proseguire lungo l'impervio sentiero che conduce al Risveglio.


Mi lascia perplessa anche l'idea che l'iniziazione debba essere trasmessa da un maestro: se è vero che l'iniziato ha bisogno, in un primo momento, di essere supportato dalla guida di un esperto che lo aiuti ad intraprendere la retta via, è anche vero che nessun uomo può attribuire a se stesso il diritto di “iniziare” un altro uomo. In altre parole, è lecito affermare che, in realtà, esiste soltanto l'autoiniziazione. Afferma, a tal proposito, Sebastiano Fusco:

Iniziazione significa semplicemente la trasmissione da qualcuno a qualcun altro di una serie di istruzioni tali da porre chi le riceve in grado di "iniziare" un certo cammino. Nulla di più, nulla di meno. Si tratta di istruzioni di tipo pratico, operativo, in genere molto semplici: devono servire soltanto a cominciare, poi l'adepto (mi si perdoni il termine) deve andare avanti da solo. La vera sapienza iniziatica non può essere comunicata, altrimenti non sarebbe "sapienza", bensì semplice conoscenza: la vera sapienza è frutto unicamente di una conquista personale.

La visione di Sebastiano Fusco è simile a quella di Valentin Tomberg, autore delle “Meditazioni sui Tarocchi”:

Nessun uomo è iniziatore di un altro uomo. L’iniziazione opera dall’alto ed ha il valore e la durata dell’eternità. L’Iniziatore è in alto, qui in basso si incontrano solamente condiscepoli e si riconoscono dal fatto che si amano gli uni con gli altri. Ormai non ci sono più “maestri”, poiché c’è un solo Maestro, che è l’Iniziatore in alto.
Tomberg ritiene che gli stessi Arcani Maggiori dei Tarocchi possano essere considerati degli autentici Maestri, che non necessitano di alcun intermediario per poter essere compresi da coloro che si avvicinano ad essi con umiltà.

L'ultimo punto che non mi trova d'accordo, rispetto all'idea di iniziazione manifestata dalle tradizioni esoteriche, riguarda la segretezza dell'insegnamento. Se siete realmente degli iniziati, potrà capitarvi – questo è vero – di avere a che fare con delle situazioni esistenziali complicate e paradossali, delle quali non potete parlare con nessuno: ciò avviene anche perchè, in quanto iniziati, dovete tassativamente imparare a tacere, in tutti quei casi in cui l'uso della parola non è necessario. Tuttavia, il segreto – se c'è – inizia e finisce qui: esso, infatti, non riguarda in alcun modo il contenuto dell'insegnamento iniziatico. Afferma, a questo riguardo, Sebastiano Fusco:

Anche il "segreto iniziatico", in realtà, non esiste. La necessità del segreto nasce esclusivamente dal fatto che chi si applicava a queste dottrine solitamente si riuniva in logge, in organizzazioni private, che a un certo punto decisero di mantenere celati i loro riti e i loro affiliati per non suscitare sospetti nei potenti o nelle autorità ecclesiastiche, specie in periodi in cui l'ulivo era usato più per i roghi che per annunciare la Pasqua. Se certe pratiche erano tenute segrete era per lo stesso motivo per cui le corporazioni artigianali tenevano celate determinare tecniche, che davano loro un vantaggio sui concorrenti. La "sacralità" di determinate nozioni, il divieto di "profanare" certe verità, sono un'invenzione romantica, oppure obblighi legati a manifestazioni di culto. Non c'è bisogno di celare deliberatamente la magia alle persone volgari: tanto, non la capirebbero, e comunque la magia, quella vera, non gli interesserebbe.

In definitiva, l'idea che desidero trasmettervi, relativamente al tema dell'iniziazione, ruota intorno al fatto che l'iniziato non è un “supereroe”, bensì una persona comune, che fa cose normali ed è perfettamente in grado di adattarsi al mondo in cui vive; tuttavia, egli ha imparato a vivere nel mondo senza appartenere ad esso: è riuscito, cioè, a diventare realmente libero, in quanto realmente sveglio. Come afferma, infatti, Fernando Pessoa:

Il vero significato dell'iniziazione è che questo mondo visibile in cui viviamo è un simbolo e un'ombra, che questa vita che conosciamo tramite i sensi è una morte e un sonno o, in altre parole, che quanto vediamo è un'illusione. L'iniziazione è il dissolversi graduale e parziale di questa illusione.


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