Il Mago (Arcano I)

Le “Meditazioni sui Tarocchi” di Valentin Tomberg affidano al lettore una descrizione illuminante dell'Arcano I, comunemente chiamato “Mago” o “Bagatto”.

Il vento soffia dove vuole, senti il suo sibilo, ma non sai donde viene né dove va.
Così è chiunque è nato dallo Spirito.
(Giovanni 3,8)

Tomberg riporta in apertura questa citazione dal Vangelo di Giovanni, poiché la considera una chiave di comprensione del Primo Arcano Maggiore, a sua volta chiave di tutti gli altri Arcani. L'autore afferma che gli Arcani Maggiori sono dei simboli autentici, per la cui comprensione è necessario mettere in atto una profonda e silenziosa meditazione, lavoro da svolgersi evidentemente in solitudine. Condizione imprescindibile, tuttavia, è che lo sperimentatore sia in grado di rendersi “povero nello spirito”, alieno da quell'individualismo presuntuoso di cui l'ego è abituato a nutrirsi. Dunque, esiste soltanto l'autoiniziazione. Tomberg afferma, a tal proposito: «Nessun uomo è iniziatore di un altro uomo. L’iniziazione opera dall’alto ed ha il valore e la durata dell’eternità. L’Iniziatore è in alto, qui in basso si incontrano solamente condiscepoli e si riconoscono dal fatto che si amano gli uni con gli altri. Ormai non ci sono più ‘maestri’, poiché c’è un solo Maestro, che è l’Iniziatore in alto». In base a questa visione – che condivido totalmente – anche gli Arcani Maggiori dei Tarocchi sono dei Maestri, che non hanno bisogno di alcun intermediario per essere compresi da chi si avvicina ad essi con umiltà.


Tomberg descrive l'Arcano I nel modo che segue: «Un giovane, con in capo un grande cappello a forma di lemniscata, sta in piedi dietro un tavolino su cui sono disposti un vaso dipinto di giallo, tre piccoli dischi gialli, quattro dischi rossi che una riga divide in due; un bussolotto rosso con due dadi; un coltello fuori dalla custodia e un sacchetto giallo per contenere questi vari oggetti. Il giovane – che è il Bagatto – tiene nella sua mano sinistra un piccolo bastone e nella destra una palla o un oggetto giallo. Egli tiene questi due oggetti con estrema facilità, senza stringerli né mostrare alcun segno di tensione, d’imbarazzo, di fretta o sforzo. Ciò che fa con le mani è fatto con perfetta spontaneità, come per un facile gioco e non per lavoro. Non guarda neanche i movimenti delle mani, lo sguardo è altrove».

Il Bagatto ci insegna, dunque, la concentrazione senza sforzo o, in altre parole, quello che Tomberg definisce «il principio primo e fondamentale dell’esoterismo»:

Imparate dapprima la concentrazione senza sforzo; trasformate il lavoro in gioco;
fate che tutti i gioghi a cui vi siete sottomessi siano dolci e tutti i fardelli che portate siano leggeri!

La prima parte di questa formula riguarda la concentrazione, vera e propria arte raccomandata dai più svariati insegnamenti sapienziali, che può essere appresa «solo a prezzo e a condizione della calma e del silenzio dell’automatismo dell’intelletto e dell’immaginazione. Il ‘tacere’ precede quindi il ‘sapere’, il ‘potere’ e l’’osare’». La concentrazione, tuttavia, non costituisce un valore in sé: possiamo considerarla positiva soltanto se è disinteressata, ovvero svincolata dalle passioni e dall'attaccamento. Dalla concentrazione senza sforzo consegue anche la capacità di svolgere attività senza sforzo e quindi di trasformare il lavoro in gioco, seconda parte della formula.


Afferma Tomberg: «Tutto l’esoterismo è fondato sulla seguente regola: bisogna essere uno in se stessi (concentrazione senza sforzo) e uniti al mondo spirituale (avere la zona di silenzio nell’anima) affinché avvenga un’esperienza spirituale rivelatrice o realizzatrice». Questo è l’insegnamento pratico del Primo Arcano Maggiore. Il Bagatto, in definitiva, è un giocoliere che ha fatto proprie le parole pronunciate da Gesù:

In verità vi dico che chi non accoglierà il regno di Dio come un fanciullo,
certamente non vi entrerà.
(Marco 10,15)

Ma anche il gioco è una cosa seria: c'è gioco e gioco, giocoliere e giocoliere, e colui che confonde la concentrazione senza sforzo con l'assenza di concentrazione non è altro che un impostore. Lascio a Valentin Tomberg la degna conclusione di questo articolo: «L’arcano del Bagatto è doppio, ha due aspetti: ci mette sulla strada che conduce alla genialità e ci mette in guardia contro i pericoli del sentiero che conduce alla ciarlataneria… vi sono miraggi in alto, come vi sono miraggi in basso».