Breve viaggio nella storia dei Trionfi – La Morte

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L'ARCANO SENZA NOME / LA MORTE


Immagini dipinte a mano (dal 1450 al 1500 circa)

La Morte dei Tarocchi Visconti-Sforza, che si mostra frontalmente, è uno scheletro con una benda o un indumento bianco che gli fascia la testa, un arco in una mano e una freccia nell'altra.

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Nei Tarocchi Visconti-Sforza della collezione Cary-Yale, più antichi dei precedenti, la Morte è uno scheletro a cavallo che, impugnando una falce, passa sopra a un gruppo di persone rannicchiate.

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La carta della collezione Victoria & Albert mostra la figura in piedi su un pavimento a scacchi bianchi e neri, con una falce sulla spalla. Dalla bocca dello scheletro escono le parole SAN FINE; dal cappello da cardinale che indossa, escono due serie di perline disposte a forma di “tetractys” pitagorica.

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Lo scheletro della carta Gringonneur, vestito in modo più compiuto, brandisce una falce e cavalca fieramente un destriero, passando sopra a personaggi di potere, presumibilmente re e vescovi, che appaiono supini.
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Prima tradizione di carte stampate (dal 1500 al 1700 circa)
Anche nella carta italiana a stampa del 1500 circa, conservata al Metropolitan Museum di New York, compare uno scheletro a cavallo che brandisce una falce, ma non sono raffigurate le sue vittime.

L'immagine del foglio Rosenwald ricalca lo stesso schema, mostrando però due vittime sotto gli zoccoli del cavallo.  
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La carta Catelin Geoffroy raffigura uno scheletro a piedi, che brandisce una falce e porta una pala sulla spalla destra.

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Anche la carta marsigliese mostra lo scheletro in piedi nel ruolo di “tristo mietitore”, in un campo di terra nera da cui affiorano teste, mani e piedi mozzati.

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Prime versioni esoteriche (mazzi del 1888-1910)

La carta di Wirth riprende l'iconografia dell'arcano marsigliese, mostrando il “tristo mietitore” all'opera.

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Waite segue la tradizione dello scheletro a cavallo, che qui indossa un'armatura scura e regge uno stendardo nero con l'immagine di un fiore bianco. Davanti a lui si trovano due fanciulli inginocchiati e un vescovo in piedi, mentre un re giace a terra morto sotto il cavallo. Sullo sfondo si può notare il sole che sorge, o tramonta, tra due torri.

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La Golden Dawn segue la tradizione marsigliese, ma introduce nel cielo un astro multicolore che rappresenta forse una parziale eclissi di sole, oltre a una testa di aquila da cui pende un serpente infuocato.

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L'immaginario simbolico della carta
La Morte è rappresentata nella sua classica iconografia medievale: scheletrica, con un ghigno imperturbabile e dotata di una lunga falce, a volte a piedi, altre volte a cavallo. Come suggeriscono le teste mozzate che compaiono nelle versioni più recenti, che tu sia un povero contadino o un re coronato, alla fine non potrai sottrarti al destino che accomuna tutti gli esseri incarnati. La morte, però, non è la conclusione di tutto: essa è solo trasformazione. Chi comprende questa verità sarà libero, tutti gli altri resteranno prigionieri della paura. E in effetti sembra evidente che la morte fosse assai temuta anche dai primi produttori di carte stampate, i quali attribuirono raramente un nome a questa carta. In compenso, essi fecero di tutto per riuscire ad assegnare a questo arcano lo “sfortunato” numero 13, indipendentemente dalle variazioni locali nella sequenza dei Trionfi.

Persiste comunque nei secoli, nella rappresentazione di questa figura, l'idea che abbiano ragione a temere la morte tutti coloro che scelgono di rimanere intrappolati nella materia, volendo conquistare soltanto beni e piaceri effimeri: al termine dei loro giorni, costoro si dissolveranno in quell'elemento terra da cui non avrebbero mai voluto separarsi.   

(segue...)

NOTA BENE: Le informazioni contenute nell'articolo sono tratte dal libro «Tarocchi e Magia» di Gareth Knight. Le immagini dei Tarocchi sono tratte dal web.